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Vigilanza Rai, blitz del PdL

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2008 20:51
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13/11/2008 12:09

Commissione di vigilanza: Orlando o Latorre?
la polemica sulla tv
Rai, il Pdl vuole il blitz. Latorre favorito

È proprio il caso di dirlo: qualcosa si muove. Dopo cinque mesi di stallo, dopo 44 nulla difatto, dopo un tam tam di nomi e ultimatum, la commissione di Vigilanza sembra rianimarsi.



Rai La maggioranza ha deciso ieri di partecipare alle votazioni, assicurando il numero legale per deliberare - mai raggiunto in questi mesi - depositando però nell'urna "scheda bianca", e quindi non votando il candidato dell'opposizione Leoluca Orlando.
La contrarietà alla nomina dell'esponente dell'Idv resta assoluta, ma il Pdl ora accelera, decidendo di far costituire l'organismo parlamentare di controllo sulla tv pubblica ed avviando il ricambio dei vertici della Rai, scaduti da fine maggio sorso.
Sì, perché le due questioni, Vigilanza e nomine Rai, a questo punto vanno di pari passo.

L'attenzione di Berlusconi verso le nomine verticistiche della tv pubblica rimane molto alta. «Tanto che - spiegano alcuni esponenti del Pdl - un'ipotesi sottilissima sarebbe quella di far passare Orlando avendo poi mano libera sulle nomine».
Certo è un'ipotesi sottilissima. Quello che comunque appare oramai abbastanza certo è che oggi, condiviso o no tra i due poli, con l'ultimatum del Pdl e il Pd sempre più spaccato, la Vigilanza avrà un presidente.


La commissione è convocata per questa mattina alle ore 9, quando dovrebbe esserci una seconda votazione valida ma senza elezione. Alla terza votazione, prevista per oggi pomeriggio, il quorum necessario per eleggere il presidente non sarà più dei 3/5 dei membri dell'organismo ma la maggioranza dei componenti.
A quel punto il Pdl, con i suoi 22 commissari su 40, avrà i numeri per nominare il presidente della Vigilanza.

Chi voterà non è ancora chiaro.
Si parla di un esponente del Pd di alto livello che avrebbe grossi problemi a dimettersi dall'incarico.

Ieri in Transatlantico, era un continuo vocìo di nomi: nei giorni scorsi circolavano Donadi prima Silvana Mura dopo. Ieri pomeriggio prima il radicale Beltrandi, poi Morri e Villari. In serata tra i più insistenti c'è quello del senatore piddì Nicola Latorre, il quale secondo alcune indiscrezioni, sarebbe appoggiato dall'ala AN della maggioranza, considerandolo un candidato migliore di Orlando.


Il Pd, ovviamente, cercherà di evitare di trovarsi in questa situazione, ma non sarà facile. Dopo la prima votazione di questa mattina è già stato convocato un vertice a cui dovrebbe partecipare anche l'Idv per cercare di trovare una soluzione e non farsi mettere "all'angolo" dal centrodestra.
Ma la tensione tra i due partiti sta crescendo anche perchè Orlando nel segreto dell'urna non ha raccolto tutti i voti dei commissari dell'opposizione, con alcune defezioni che sono state evidenziate e criticate, e che per il Pdl, è la conferma che quel candidato è da cambiare.
Il capogruppo dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ribadisce la volontà della maggioranza di rispettare «la prassi parlamentare che assegna la presidenza all'opposizione» ma è da vedere se questa posizione sarebbe confermata di fronte alle dimissioni di un presidente eletto.


Si diceva, che le due questioni, Vigilanza e nomine Rai, vanno di pari passo.
Ci sono, infatti, le ricadute sulla nomina del nuovo consiglio di amministrazione della tv di Stato.
La mancata costituzione della commissione parlamentare ha bloccato per cinque mesi la nomina del nuovo cda e del nuovo direttore generale.
La legge affida alla Vigilanza la nomina diretta di 7 membri della commissione, e la "ratifica" del presidente con la maggioranza qualificata dei 2/3 suoi membri.
Se saltasse la presidenza dell'organismo parlamentare targata Idv, si aprirebbe un problema all'interno dell'opposizione.
Finora si era ipotizzata una divisione dei tre membri in cda spettanti al centrosinistra, due al Pd e uno all'Udc, con l'Idv che si "accontentava" della Vigilanza.

A questo punto in teoria il Pd dovrebbe rinunciare ad un consigliere per compensare il partito di Di Pietro.

Ma, la linea emersa dal vertice Pd di ieri, sarebbe diversa.
In sintesi: il Pd continua a dare "fedeltà" a Di Pietro, (anche perché le regionali in Abruzzo sono alle porte).
Dopodichè, se il candididato Idv non dovesse farcela in Vigilanza, Veltroni cederà una poltrona a viale Mazzini?
Non è cosa semplice e i mugugni in Via del Nazareno aumentano.


Giancarla Rondinelli
13/11/2008
iltempo.ilsole24ore.com/2008/11/13/951212-vuole_blitz_latorre_favori...

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13/11/2008 15:55




BEFFA IN VIGILANZA PER DI PIETRO E VELTRONI, ELETTO IL MARGHERITINO VILLARI
- ELETTO CON I VOTI PDL, METTE LE MANINE AVANTI: FACCIO QUELLO CHE DICE IL PD
- PER WALTERLOO è IL PRIMO SEGNALE DI SGRETOLAMENTO DELLA SUA LEADERSHIP

VILLARI ELETTO PRESIDENTE
(Dire) -
Riccardo Villari e' stato eletto presidente della commissione di vigilanza Rai con 23 voti.
Questo l'esito della terza votazione da parte della commissione di vigilanza Rai riunita a palazzo San Macuto, visto che Orlando ha preso 13 voti.
Tre gli assenti: Milana, Melandri, Casoli.
Una scheda bianca.

VIGILANZA RAI. VILLARI: FACCIO QUELLO CHE DICE PD
(Dire) -
"Non assumero' alcuna iniziativa in contrasto con le determinazioni del mio gruppo e del mio partito,
nelle quali mi riconosco pienamente".
Appena eletto presidente della commissione di Vigilanza Rai, Riccardo Villari prende la parola per annunciare le sue probabili dimissioni.
Non dopo pero' aver "incontrato i presidenti di Camera e Senato e della Repubblica".
Le riunioni della commissione di Vigilanza sono sospese.

Fonte: Dire [13-11-2008]

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13/11/2008 16:10

che squallido teatrino... [SM=x44504]
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13/11/2008 16:15

Ho già letto che Veltroni ha ripreso a sbraitare di "regime" e bla bla bla ...

Ma la cosa la scrissi già ai tempi della elezione di Frigo alla Corte Costituzionale: dopo la rinuncia di Pecorella l'opposizione non poteva credere di riuscire a far passare Orlando, è obbligato a cambiare nome.

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16/11/2008 18:42

Rai e politica,
VILLARI E VILLANI: al peggio non c´è mai fine

- FICTION, TRABOCCHETTI E SEXY-GIRL. COSÌ LA PARTITOCRAZIA ASSEDIA LA TV DI STATO
– L’AGOGNATISSIMA CABINA DA CUI METTERE IN SCENA GIORNO E NOTTE LO SPETTACOLO DEL POTERE…

Filippo Ceccarelli



Riccardo Villari

Rai e politica: al peggio non c´è mai fine, evidentemente.

Ragion per cui, nel giorno turbinoso degli inganni, varrà la pena di esplorare l´ipotesi secondo cui, più che con la politica o con i partiti, l´azienda di viale Mazzini abbia a che fare con il potere nella sua più cruda, indicibile e selvatica accezione.

E quindi: oltre a essere da sempre il luogo della massima visibilità possibile, che al giorno d´oggi equivale al massimo della legittimazione,
la Rai è considerata dai potenti, che però si guardano bene dal dirlo, come un autentico bottino di guerra.
Chi vince se la prende, in un modo o nell´altro
(che poi è sempre quello messo oggi in atto dal centrodestra).
E questo perché la preda, lo spoglio, la razzia, valgono qualsiasi accusa essendo anche la Rai, nella smaniosa e approssimativa concezione dei vincitori di turno, il grimaldello della videocrazia, il piede di porco del tele-populismo, l´agognatissima cabina da cui mettere in scena giorno e notte lo spettacolo del potere.

Il che poi di solito non sembra neanche tanto vero, né facile. Ma è per quelle mura, intanto, e fra viale Mazzini, Saxa Rubra, via del Babuino e via Teulada che i politici si fanno la guerra, e i dirigenti pure, e i funzionari a cascata, e agguati, trabocchetti, maldicenze, minacce, delazioni, spesso anonime, e mille altre poco graziose cosucce che con i programmi destinati ai telespettatori - alcuni anche eccellenti, nonostante tutto - non c´entrano purtroppo più nulla.


Sandro Bondi

Proprio l´altro giorno il ministro della Cultura Bondi, che è molto ottimista e ha un´anima veramente delicata,
ha colto l´occasione per attaccare una trasmissione (Glob di Bertolino), ma visto che c´era ha anche emesso una specie di proclama sulla necessità di «recuperare» un´«etica» e una «morale» da parte della Rai.
Azienda cui spetterebbe il compito di provvedere, secondo l´ex coordinatore di Forza Italia, all´«elevazione civica e spirituale dell´intera comunità nazionale».
Vasto programma.

Ebbene, meno di quattro mesi orsono proprio uno dei predecessori di Bondi, il professor Giuliano Urbani, fondatore di Forza Italia e irrequieto consigliere d´amministrazione,
aveva definito l´ambiente della Rai: «Troppo simile a una cloaca».
La designazione, che nella sua apocalittica energia riecheggia Lutero, traeva spunto da quel rimarchevole documento di antropologia radiotelevisiva che sono le intercettazioni, il terzo o quarto ciclo, ormai.
Urbani vi compariva perché tra l´altro andava a perorare, calorosamente, le ragioni di una fiction prodotta dalla sua compagna e dedicata a:
«La meravigliosa storia di Suor Bakhita», così s´intitolava la fiction sulla ex schiava africana, menzionata nell´ultima enciclica e di recente fatta anche santa.

Ecco, pur con tutto il rispetto per i santi, i professori-consiglieri, le loro compagne
e i pressatissimi dirigenti che devono trovare i soldi per l´uno o per l´altro sceneggiato o far lavorare questo o quella,
ecco, è proprio nell´enorme contrasto fra le buone e sdolcinate intenzioni e i maneggi praticoni a uso personale o al massimo tribale che si intravede il frutto marcio del potere nella Rai negli anni duemila.
Per cui una delle promuovende attricette dell´ultimissimo ciclo finisce a fare Padre Pio,
e l´onorevole Serafini si commuove alla prima di Papa Wojtyla,
e Bossi se ne va gloriosamente sul set del Barbarossa,
Gasparri è diventato ormai una specie di occhiutissimo critico televisivo,
Dell´Utri interviene addirittura sui volti dei conduttori e quando Prodi, a una festa dell´Unità, comincia a parlare della Rai, il microfono si rompe, e la platea ride, anzi sghignazza dandosi di gomito, anche quello infatti è un segno dei tempi, demoniaco s´intende.


Giuliano Urbani

Perché lottizzazioni, manipolazioni, omissioni, promozioni sospette, censure, favoritismi, marchette, casting e trucchi malandrini nei talk-show,
interviste in ginocchio la domenica pomeriggio, dirette negate o concesse al tale o al talaltro evento, spazi imposti a reti unificate: tutto questo si è sempre fatto, alla Rai, in barba a qualsiasi Commissione di Vigilanza.

Ma oggi è peggio.

E il peggio, nel pieno spappolamento delle culture politiche, si coglie non solo in una strategia che continua a favorire la tv commerciale, o in un presidente imprenditore televisivo infastidito da disfattismo e dileggio,
ma anche nei comportamenti spicci e minuti di quasi tutti gli altri protagonisti del potere post-politico che ha preso in ostaggio l´azienda:
i presidenti e i direttori generali che subito si fanno la fidanzata;
lo scambio ormai istituzionale fra sesso e visibilità di creature depositate entro programmi-contenitori dai nomi simbolici,
«Il Malloppo», per dire, o «La Grande Notte»; gli appalti esterni dai contorni sempre più vaghi; il culto supremo degli inserzionisti, la febbre dell´audience, la confusione mentale fra voti e contatti, popolarità, costruzione del senso e del consenso.

E qui s´innesta l´ultima simpatica novità che nell´artificio narrativo per immagini vorrebbe governare le emozioni tirando acqua al proprio mulino fatiscente.
E allora chi vuole la fiction sul Carroccio e chi su Di Vittorio,
e beati, futuristi, socialisti, Edda Ciano, Mussolini, però anche Nenni, le foibe, la mafia, l´antimafia, i gay, la famiglia.
L´importante è che tutti se ne stiano davanti alle radiazioni gamma della tv:
a guardarla, ad annoiarsi, a fare il tifo, magari pure a dormire.


Filippo Ceccarelli [14-11-2008]
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Sportivo ipercafone
17/11/2008 13:48

Pannella: "Veltroni eversivo sulla vicenda Rai"


Roma - «Non sto insultando gratuitamente il Partito democratico: quando dico che sta mettendo in atto un comportamento tecnicamente eversivo, per sovvertire il risultato di un’elezione regolare, sono pronto a dimostrarlo anche in giudizio».
Marco Pannella spiega di aver consultato anche i suoi avvocati, e che le pressioni del Pd (con il quale i radicali sono alleati, e del cui gruppo fanno parte i parlamentari pannelliani) per far dimettere il neo-eletto presidente della Vigilanza, Riccardo Villari, «configurano un reato punibile fino ai cinque anni»: quello di attentato al funzionamento di organi costituzionali. E per impedire questo «comportamento delittuoso contro la virtù repubblicana» Pannella è pronto ad usare anche «le armi della non violenza» e ad attuare da oggi (previo parere dei suoi medici) «uno sciopero totale della fame e della sete» per «aiutare i garanti della legalità», a cominciare dal presidente della Repubblica.
Che c’entra Giorgio Napolitano, onorevole Pannella?
«Se per caso Villari si dovesse dimettere, come il suo partito lo invita a fare, si ritornerebbe alla situazione di caos precedente, e verrebbe lesa anche l’immagine del capo dello Stato, che un mese fa aveva parlato di “inderogabile obbligo costituzionale” cui il Parlamento doveva adempiere, sia sull’elezione del membro mancante della Consulta e sia sulla costituzione della commissione di Vigilanza».
Ma il Pd contesta proprio le modalità con cui Villari è stato eletto...
«Che questa contestazione, le accuse di tradimento e le minacce perché si dimetta vengano da un partito che si chiama “democratico” è paradossale e figlio di un riflesso stalinista, un atto di imperio da regime fascista. L’elezione di Villari è stata regolare, e grazie ad essa il Parlamento può rientrare nella legalità finora violata. La maggioranza, che per mesi ha avuto la massima responsabilità del boicottaggio dell’elezione del presidente, si è decisa a votare. E peraltro anche due parlamentari del Pd - e non certo il nostro Beltrandi che ha mostrato la sua scheda col nome di Orlando per evitare accuse di tradimento - hanno votato Villari, e a mio parere hanno fatto bene. Ora c’è un presidente eletto che va incoraggiato a mettersi immediatamente al lavoro, perché ha davanti a sé una serie di urgentissimi atti dovuti da compiere, recuperando mesi di ritardo che comportano costi altissimi».
Quali?
«Tra due settimane si vota in Abruzzo, e quelle elezioni - come quelle che si sono da poco svolte nella provincia di Trento - sono fuorilegge e rischiano di essere invalidate per la mancata applicazione della legge sulla par condicio: è proprio la Vigilanza, paralizzata da sei mesi, che deve varare i regolamenti applicativi, e non l’ha fatto. Spero che i presidenti delle Camere, che Villari consulterà nei prossimi giorni, si impegnino a dargli il sostegno necessario per accelerare questi atti dovuti».

Ha sbagliato il Pd ad insistere sul nome di Orlando?
«Il loro “o Orlando o morte” era tanto inopportuno quanto il “mai Orlando” della maggioranza. Che peraltro, sul giudice della Consulta, aveva alla fine accettato il no a Pecorella del Pd, facendo oltretutto una scelta più che dignitosa, per una volta, con la candidatura di Frigo. Orlando stesso credo si sia accorto che la battaglia sul suo nome era funzionale ad altre operazioni, e ha raccontato di aver dato a Di Pietro la disponibilità a fare un passo indietro».
A quale altra operazione era funzionale?
«Grazie all’alibi Orlando che paralizzava la Vigilanza, per sei mesi non ci sono state regole da rispettare, e c’è stata la messa a sacco dell’informazione pubblica e della Rai. Tanto da parte dei Gentiloni quanto dei Gasparri».
Questa vicenda rappresenta l’ennesimo prezzo che Veltroni paga all’alleanza con Di Pietro?
«È dalle elezioni di aprile, quando Veltroni ha deciso di consentire la presentazione delle liste dell’Italia dei Valori e ha portato a chi lo richiedeva lo scalpo di quelle radicali, che il leader del Pd ha fatto una scelta di grande avventatezza politica».
Come esce da questa vicenda il leader del Pd?
«Ne sta uscendo come prima, durante e dopo le elezioni: in modo mi pare non brillante. Se Veltroni non avesse assicurati tempi televisivi pari quasi a quelli di Berlusconi, credo che il Pd non potrebbe ulteriormente rimandare una crisi interna seria. Mi auguro - anche se ci credo poco - che, quando ci sarà, possa diventare una crisi di crescita».



da ilgiornale
preso qui

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17/11/2008 14:29

MESTARE, CONFONDERE, RIUNIRE...
queste sono le parole d'ordine su questa vicenda.

Sicuramente è stato un errore strategico di Veltroni e di DiPietro innescare il conflitto e farlo cadere in questo modo.

Doveva prima risolveri la questione Vigilanza e poi quella della Corte e non viceversa, conoscendo il Nano!

Pecorella era in palese ineleggibilità STOP! non era quindi merce di scambio

Orlando aveva ed ha tutti i diritti di essere fatto eleggere, sottolineo il 'fatto eleggere': la prassi costituzionale e democratica impone che la minoranza scelga il candidato e la commissione lo voti, con o senza gradimento!, certo con l'abitudine a scegliersi giudici e leggi è difficile avere certe imparzialità das parte del Nano!

Sicuramente nei panni del Csx, avrei indotto Orlando a fare un passo indietro per evitare uno scontro perso in partenza, sapendo bene che un anello debole sarebbe stato trovato, e avrei proposto un altro nome di pari forza, salvo poi fare altri aggiustamenti.

Sicuramente adesso, a pena di squalificazione dell'interi rapporti tra opposizione e maggioranza (Di Gregorio docet, ricordate vero?), il buon Villari DEVE, anche solo per moralità personale, dimettersi immediatamente e rinviare al mittente i voti truffaldini.

uno schiaffo al Nano che si sente padrone del parlamento e dell'italia intera deve essere dato!

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17/11/2008 14:46

Inciucio [SM=x44452] [SM=x44452] [SM=x44452]

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17/11/2008 15:03

fantasex, 17/11/2008 14.29:

Pecorella era in palese ineleggibilità STOP! non era quindi merce di scambio



Perchè ? [SM=x44473]


la prassi costituzionale e democratica impone che la minoranza scelga il candidato e la commissione lo voti, con o senza gradimento!



Francesco Storace traccia anche un parallelo con quanto sta avvenendo in queste settimane, ricordando le fasi che portarono nel 1996 alla sua elezione alla presidenza della commissione di Vigilanza: "Il Pd -dice- deve smetterla di usare a sproposito il mio nome, perche' io fui scelto dopo un veto del Pds rispetto alla Fumagalli Carulli che era stata scelta come candidata alla presidenza dal Polo delle liberta', tanto e' vero che il Ccd non mi voto'".

[SM=x44515]



Sicuramente nei panni del Csx, avrei indotto Orlando a fare un passo indietro per evitare uno scontro perso in partenza, sapendo bene che un anello debole sarebbe stato trovato, e avrei proposto un altro nome di pari forza, salvo poi fare altri aggiustamenti.



Credo che il PD debba pagare dazio a DiPietro ...


Sicuramente adesso, a pena di squalificazione dell'interi rapporti tra opposizione e maggioranza (Di Gregorio docet, ricordate vero?), il buon Villari DEVE, anche solo per moralità personale, dimettersi immediatamente e rinviare al mittente i voti truffaldini.



Pare che sia di altro avviso.
A meno che non venga proposto un altro nome.

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17/11/2008 18:53

Re:
paperino73, 17/11/2008 15.03:

fantasex, 17/11/2008 14.29:

Pecorella era in palese ineleggibilità STOP! non era quindi merce di scambio



Perchè ? [SM=x44473]


la prassi costituzionale e democratica impone che la minoranza scelga il candidato e la commissione lo voti, con o senza gradimento!



Francesco Storace traccia anche un parallelo con quanto sta avvenendo in queste settimane, ricordando le fasi che portarono nel 1996 alla sua elezione alla presidenza della commissione di Vigilanza: "Il Pd -dice- deve smetterla di usare a sproposito il mio nome, perche' io fui scelto dopo un veto del Pds rispetto alla Fumagalli Carulli che era stata scelta come candidata alla presidenza dal Polo delle liberta', tanto e' vero che il Ccd non mi voto'".

[SM=x44515]



Sicuramente nei panni del Csx, avrei indotto Orlando a fare un passo indietro per evitare uno scontro perso in partenza, sapendo bene che un anello debole sarebbe stato trovato, e avrei proposto un altro nome di pari forza, salvo poi fare altri aggiustamenti.



Credo che il PD debba pagare dazio a DiPietro ...


Sicuramente adesso, a pena di squalificazione dell'interi rapporti tra opposizione e maggioranza (Di Gregorio docet, ricordate vero?), il buon Villari DEVE, anche solo per moralità personale, dimettersi immediatamente e rinviare al mittente i voti truffaldini.



Pare che sia di altro avviso.
A meno che non venga proposto un altro nome.



perchè??
sbaglio ho ha carichi pendenti per gli strascichi del processo per la strage di Brescia?
non mi sembra un buonn biglietto da visita per un giudice costituzionale...



sul fatto che sia di un altro avviso lo so bene... per questo considero sbagliata la gestione di ualter...

il Nano avrebbe sicuramente trovato un anello debole a cui poi dare importanza con la responsabilità della intera partita...

un altro politico, degno di quel nome, avrebbe rigirato al volo la responsabilità dell'eventuale sbandamento istituzionale sulle saplle del Nano ispiratore..., ma è anche vero che un politico vero avrebbe mediato diversamente l'intera faccenda!


Purtroppo, adesso, sia ad andare avanti che a tornare indietro sempre li lo si prende, speriamo che il movimento altalenante almeno sia godurioso alla lunga!
[SM=x44452]

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18/11/2008 17:02

LA STANGATA DEL PEONE
– ALL’INSUPERABILE VILLARI LA POLTRONA DI PRESIDENTE DELLA VIGILANZA RAI PIACE ASSAI
– DI SCUOLA DC, è PASSATO PER BUTTIGLIONE, DE MITA, MASTELLA E RUTELLI
- GLI AMULETI E IL NAPOLI CLUB…

Antonello Caporale per "la Repubblica"


Tenace, scaltro, iper-scaramantico.
Il napoletano Riccardo Villari raggiunge, inaudita altera pars, la soglia più alta della sua vita.

La poltrona di presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, che per un politico è - incredibile a dirsi - il luogo eletto della felicità, non sembra però trovarlo gravemente indispettito. Se lo sentiva. Da settimane andava ripetendo: «Vedrete che eleggeranno uno di noi. E poi cosa faremo?».


Riccardo Villari


Lui si è fatto la domanda e lui ieri si è finalmente dato una risposta. Hanno eletto uno di loro. Anzi hanno eletto proprio lui, che - appunto - se lo sentiva. Villari, appena nominato, ha rilasciato una breve dichiarazione significando la sua ultima volontà: vedrà il presidente della Repubblica, poi il presidente del Senato, poi quello della Camera.
Alla fine del tour che non pare iniziare prima di sabato, il conforto del confronto col suo gruppo parlamentare.
«Speriamo che non chieda di incontrare anche il Papa», [SM=x44455]
ha dichiarato, non senza nascondere un moto di fastidio, il dipietrista Massimo Donadi.

«Il presidente dispiegherà un utile percorso istituzionale», ha comunicato il vice capogruppo del Popolo della libertà, Gaetano Quagliariello.
Dispiegherà. Il verbo coniugato al futuro, unito poi all´appellativo per la nuova funzione («il presidente») produce il senso del pericolo per gli amici di partito di Villari che avrebbero preferito, pensiamo a Walter Veltroni, vederlo «immediatamente» togliere le tende dalla Vigilanza.
E che ancora, come Francesco Rutelli, si augurano che egli «si dimetta a razzo».

A razzo per adesso c´è solo lo spegnimento del suo telefonino.
L´isolamento provocato lo rende inavvicinabile, dunque di diritto proiettato, almeno nel tempo breve di questa condizione, nel club dei potenti, di quelli che davvero contano.
Con il clic al cellulare Villari mostra ancora una volta la sua abilità, verificata e convalidata, ad avere un orizzonte mobile ma una rotta certa.
Democristiano
, ha fatto politica nella grande scuola napoletana.
Ora qui e ora lì, con De Mita, con l´Udeur di Mastella,
con i Popolari, poi con Rutelli e la Margherita.
Infine, nel Pd, sembrerebbe più vicino a Franco Marini.


Clemente Mastella


Di lui gli amici riconoscono estremo acume tattico,
sa valutare la posizione da occupare sul campo, e una assidua passione per l´impegno politico quotidiano.
In ragione di ciò rispettato per come adempie ai suoi doveri parlamentari.
Villari non è uno scansafatiche. Anzi, fosse per lui, troverebbe entusiasmante occupare ruoli più importanti e faticosi.
Questo cinquantatreenne napoletano, appassionato di calcio (presidente del club Napoli al Parlamento), medico epatologo nella sua prima vita, che comunque dev´essere stata assai breve visto il già lungo curriculum politico (è alla terza legislatura a Roma, proveniente da una presenza al consiglio regionale della Campania)
approverà alla fine il deliberato del suo partito.
L´ha detto e perché non credergli.


Fuggito forse a Napoli, raccolta tutta la mercanzia di amuleti che, si narra, gli assicurano una vita lontana da guai e dolori (le inenarrabili prove scaramantiche gli sono valse un´intervista a tema, fianco a fianco con il mago Otelma), il neopresidente intanto riflette.


Antonello Caporale per "la Repubblica" [14-11-2008]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
18/11/2008 17:26


Dal blog Voglio Scendere [SM=x44515]



Il compito di Villari Riccardo


Il bello è che questo Villari Riccardo, deputato napoletano in quota all’opposizione, ma eletto dalla maggioranza a presiedere la Commissione parlamentare di vigilanza, se ne stava al sole romano, due domeniche fa, ore nove e trenta del mattino, con Massimo D’Alema, tutti e due passeggiando sul Lungotevere. Da soli e fitto fitto parlando, chissa di cosa poi. Per di più sul lato più simbolico del fiume, tra Castel Sant’Angelo e il Vaticano, ad aggiungere intreccio di sangue e di complotto al sottotesto.

Perché poi il sottotesto e il testo coincidono: “Non mi dimetto. Non ci penso proprio”, ha dettato il Villari, dopo diurne consultazioni con Ciriaco De Mita e Clemente Mastella, bufale sagge e silenti della politica campana, entrambi esperti in dimissioni per averne rifiutate a dozzine, nel corso dei decenni democristiani e oltre. Per poi farsi le molte risate di queste ore in compagnia dei ronzanti Velardi Claudo e Latorre Nicola, anche loro napoletani coi fiocchi, amici (proprio) dell’amico D’Alema, e perciò nemici del nemico Veltroni.

Il quale Veltroni neanche si è accorto di quanto e di come si preparava la sua plateale sconfitta agli occhi dell’equipaggio suo e dell’Italia intera, svestendolo fino al punto di non ritorno, come capita a un comandante senza comando. Umiliabile persino dalla penultima pedina in gioco, questo Villari Riccardo che tenendosi stretta la fresca nomina attribuitagli dai berlusconici, si concede lo sfizio pomposo della battuta istituzionale e dalla cima del suo patibolo declama: “Vorrei compiere con dignità e umiltà il compito che mi è stato affidato”.

www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

questo resterà attaccato alla poltrona come una cozza... e non posso dargli torto, vorrei vedere cosa farebbero altri al posto suo [SM=x44464]
[Modificato da Nikki72 18/11/2008 17:27]
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Re:
Nikki72, 18/11/2008 17.26:




questo resterà attaccato alla poltrona come una cozza... e non posso dargli torto, vorrei vedere cosa farebbero altri al posto suo [SM=x44464]




E' molto probabile, del resto è della scuola di Mastella [SM=x44504]



VILLARI FA IL DURO: SONO LA SOLUZIONE, NON IL PROBLEMA
(LA BINDI: SI DIMETTA O VENGA ESPULSO)


.1 VILLARI: IO NON SONO IL PROBLEMA MA LA SOLUZIONE...
(Agi) -
"La linea e' una. Ho preso questa decisione, spero di riuscire a spiegarla al mio partito. Penso di non essere il problema, ma la soluzione. Se si trova un'altra soluzione condivisa, allora io non ho nessun problema". Lo ha detto il senatore Riccardo Villari, arrivando alla sede nazionale del Pd, dove e' previsto un incontro con il segretario del partito, Walter Veltroni.

.2 - BINDI: VILLARI SI DIMETTA O SIA ESPULSO...
(Agi) -
Riccardo Villari deve dimettersi dalla carica di presidente della commissione Vigilanza Rai, cui e' stato eletto con i voti del Pdl, o essere espulso dal Partito democratico. A chiederlo e' stata Rosy Bindi, in un'intervista alla Stampa.
"Villari deve dimettersi o deve essere espulso, o la minoranza deve dimettersi in blocco dalla commissione", ha detto, "noi del Pd non possiamo prestarci a queste operazioni" che sono "un esempio di trasformismo".
"Diciamo da tempo", ha aggiunto, "che dobbiamo guardarci a sinistra, ma quelli che ci colpiscono alle spalle poi stanno sempre al centro".


.3 - PD CHIEDE A IDV FARE DI ROSA NOMI PER PRESIDENZA VIGILANZA...
(Apcom) -
Italia dei valori faccia una rosa di nomi per contribuire a superare lo stallo in vigilanza.
Il portavoce del Pd, Andrea Orlando, incontra i giornalisti nella sede del partito e rinnova l'invito ad Antonio Di Pietro ad andare oltre l'indicazione del solo nome di Leoluca Orlando per la presidenza della vigilanza.
Il portavoce del Pd parla dopo che questa mattina si è riunito il vertice del partito insieme a Walter Veltroni, per esaminare la situazione che si è creata in vigilanza.

Quando i giornalisti gli chiedono quale sia la posizione rispetto a Riccardo Villari, il presidente eletto dalla maggioranza di centrodestra, Orlando risponde "è una situazione da superare". Questo significa che si deve dimettere? Gli viene chiesto. "E' chiaro".

18/11/2008 18:07




Sembra che possano mettersi tutti d'accordo su Sergio Zavoli... speriamo. è un grande giornalista, ce ne fossero [SM=x44500]
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18/11/2008 18:20

FENOMENOLOGIA DEI Villari
- UN ELEZIONE-CAPOLAVORO DI MASTELLIANA TRASVERSALITà ITALICA
– COSA SI PUò RIMPROVERARE A un “AVVOLGENTE” E “SINUOSO” topo NAPOLETANO
che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio?…


1 - FENOMENOLOGIA DEI VILLARI...
Francesco Merlo per "la Repubblica"


È difficile entusiasmarsi per Leoluca Orlando o per Riccardo Villari
,
scegliere tra un democristiano resuscitato e una mummia democristiana, e magari pensare che la sinistra sia incarnata dall´uno o dall´altro o da tutti e due.
Di sicuro Villari, che è stato eletto dai troiani a capo degli achei,
ma non si vuole dimettere, è un altro capolavoro berlusconiano,
un capolavoro di mediocrità italiana.


Tutti capiscono infatti che Villari non si dimette perché è un topo che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio.

E dunque, adesso, non gli importa nulla che a dargli il formaggio sia stato il gatto, che del topo è l´antagonista.
Eppure, diciamo la verità, non solo Villari non è antipatico, ma non riesce neppure a indisporre e a irritare. Non è in grado di suscitare sentimenti di alcun genere, tanto è fradiciamente democristiana, anche nella metodologia, tutta la vicenda dell´elezione del presidente della commissione di Vigilanza della Rai.

C´è infatti Di Pietro che zompa sulla debolezza di Veltroni e ci sguazza.
C´è Berlusconi che ha i "mezzi" per governare ben altri trasformismi senza pudori astuti e senza finti candori.
E c´è l´intero centrosinistra che, ancora un volta, non riesce a dare segnali di vero rinnovamento,
non sa neppure indicare un uomo, una figura per la quale valga la pena di battersi,
per la quale sia un po´ più facile mobilitarsi, vuoi per i titoli specifici su Rai informazione e giornalismo,
come nel caso per esempio di Sergio Zavoli, Furio Colombo o Giuseppe Giulietti;
o vuoi per virtù di garanzia di vigilanza giuridica o culturale: dal costituzionalista Salvatore Vassallo all´ex magistrato Gerardo D´Ambrosio, dal demografo Massimo Livi Bacci allo scrittore Gianrico Carofiglio?


Sono tanti i nomi altrettanto antiberlusconiani di Orlando ma per i quali potrebbe avere senso accendersi

e dinanzi ai quali potrebbero sentirsi inadeguati anche gli Arlecchino servitori di due padroni, com´è il carneade Villari.
Per il resto, l´epatologo Villari non fa neppure sorridere quando si appella al senso dello Stato e vuole essere ricevuto dal presidente della Repubblica e da quelli delle Camere.
Non gli pare vero di sentirsi parte dell´Accademia Italiana dei Saggi e degli Equilibrati.
E´ anche lui un garante, un arbitro, un´authority e diceva il saggio Senofane: «Occorre un saggio per riconoscere un saggio».

E in fondo Villari non ha ancora tradito e nessuno può accusarlo fino a quando non sarà consumato l´evento. Mastella diceva: «Mando Villari che è un politico avvolgente». E a Mastella Villari diceva: «Manda me che sono sinuoso». Ebbene, anche in questa ambiguità Villari incarna un´eterna maschera italiana, quella del colpevole al quale non si può rimproverare nulla.

Il caso Villari è più vecchio della stessa Dc meridionale,
e Villari non riuscirebbe a sorprenderci neppure se volesse. Democristiano di buona famiglia è ovviamente orgoglioso di inscenare, sia pure nel suo piccolo, la commedia dei due forni e delle convergenze parallele.
La sua utopia politica è la moglie ubriaca e la botte piena. Lo fa impazzire di gioia l´idea di diventare l´ago della bilancia, il Centro per eccellenza.
Comunque vada a finire, sa che in futuro, tranquillo e rispettabile borghese, ispirerà una certa soggezione quando, nella sua Capri, attraverserà la strada senza ostacolo per scomparire presto dalla vista: «Quello lì un giorno è stato presidente?».


Anche fisicamente Villari rimanda a una politica fatta in casa, autentica e ruspante, che facilmente risveglia i vecchi pregiudizi dei Vicerè: «Piccoli uomini che si sentono più astuti che prudenti, litigiosi, adulatori, timidi quando trattano i propri affari ma d´incredibile temererarietà quando maneggiano la cosa pubblica e allora agiscono in tutt´altro modo: diventano avidissimi mangiatori?.». E ribaltano da sempre, prima ancora che l´Italia inventasse il trasformismo.

Nel mondo dei Villari i cristiani passavano all´Islam in cambio di un lavoro nelle navi pirata e gli ebrei diventavano cattolici solo per il piacere di inquisire gli ex compagni di fede.
Insomma nella terra dei convertiti e dei pentiti la mediocrissima spregiudicatezza di questo vanitoso allievo di Mastella e di De Mita non scandalizza davvero nessuno.
E il finale è ancora apertissimo. Villari può esercitarsi nel finto tradimento, nel bitradimento e nel tradimento del tradimento. La presidenza della commissione di Vigilanza non sarà granché ma pur sempre di potere si tratta, ed è terribile doverlo abbandonare in questo modo: è come morire di sete accanto alla fontana.


Clemente Mastella e Riccardo Villari



Povero Villari e più povera ancora la sinistra. Chi avrebbe mai immaginato che oltre Amendola e Pajetta, Ingrao e Berlinguer, si sarebbe divisa tra villariani e orlandiani?
E meno male che Villari ha dichiarato di confortarsi con il suo consigliere spirituale.
Proprio come donna Lola che, lasciato compare Alfio (Veltroni) per compare Turiddu (Berlusconi),
annuncia: «Domenica voglio andare a confessarmi perché ho sognato dell´uva nera».


2 - FARSA IN SALSA RAI...
Jacopo Iacoboni per "La Stampa"


Sarà anche «sfaticato», come dice il suo maestro Mastella. Di sicuro è stato geniale.

Nella godibile - per un pubblico limitato, intendiamoci - farsa dell'elezione del presidente della commissione di vigilanza Rai, Riccardo Villari ha introdotto la figura del presidente-fino-a-prova-contraria, dell'eletto-fino-a-dimissioni-non-ancora-avvenute, che napoletano com'è «votta 'a pretella e ritira ‘a manella» (lancia la pietra e ritira la mano).


Qualcuno, questo è certo, l'ha eletto, e lui per ora sta là e mena le carte; e non è stato soltanto il Pdl, Villari ha raccolto 21 voti dal centrodestra e un paio dall'opposizione.
Difficile credere che l'interessato non sapesse
, naïf però accusarlo per un classico del trasversalismo all'italiana.
...

[17-11-2008]
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18/11/2008 19:22

Dopo l’assist BY Di Pietro,
Veltroni prova a fare bottino: Melandri alla Vigilanza
- La cugina di Minoli, amica dei PRODUTTORI FICTION ETTORE E MATILDE Bernabei, già folgorata (e sbugiardata) sulla via kenyota di Briatore, si prepara...


Di Pietro ha lanciato l'assist e Walter Veltroni si prepara a raccoglierlo. Dopo le dimissioni dei parlamentari dell'Italia dei Valori dalla Vigilanza (che come spiega l'agenzia "Asca" possono essere accettate solo con l'indicazione dei nuovi membri da parte dell'Idv), il segretario del Pd che tante lacrime di coccodrillo aveva versato sul nome di Leoluca Orlando è già pronto a cogliere la palla al balzo e fare bottino. Il suo pensiero è subito corso al nuovo parlamentare da indicare per la presidenza della commissione e la persona prescelta è ascrivibile alla categoria dei veltroniani storici: Giovanna Melandri.



Insomma, se nuovo nuovo deve essere, che sia un fedelissimo del segretario, altro che Villari (che pure ha già raccolto il consenso della maggioranza) o peggio un esponente del partito di Di Pietro. Per questo Veltroni sta tentando di far digerire il nuovo nome al resto del partito, obbligato fino ad oggi a schierarsi su Orlando.

Ma c'è già chi in Transatlantico fa notare che non si tratta proprio di una "novità" politica, visto che la Melandri vanta nel suo curriculum incarichi già nel Pds negli anni Novanta, il ruolo di ministro nei governi D'Alema nel '98-2000, confermato con Giuliano Amato fino al 2001, e il recupero in extremis come ministro anche nel governo Prodi del 2006 (Sport e Giovani).

Ma i maligni in servizio permanente dei palazzi del potere hanno già iniziato a tirare fuori altre storie ben più imbarazzanti per l'attuale ministra ombra piddina della Comunicazione. Come la sua stretta parentela con il direttore di Rai Educational Giovanni Minoli, che non ha fatto mistero di aspirare a una direzione di rete (Raitre). Di Minoli Giovanna è cugina di primo grado, così come è molto amica anche della moglie, Matilde Bernabei, figlia di Ettore Bernabei (uno dei principi della produzione fiction della Rai).

Un'amicizia storica, tanto che, come raccontò la stessa Melandri in un'intervista a Claudio Sabelli Fioretti per "Sette" del 10 ottobre 2003, lei e la moglie di Minoli lavoravano insieme in Montedison negli anni Ottanta. Tra l'altro, come ha scritto Aldo Grasso, Melandri non è proprio nuova alle vicende Rai, essendo figlia di un ex dirigente del servizio pubblico (come Walter).

Ma non ci sono solo le parentele a imbarazzare la preferita di Veltroni per la Vigilanza. Indimenticata (e già riemersa nelle chiacchiere da buvette degli addetti ai lavori) rimane la vicenda delle serate pazze a casa Briatore in Kenya. La Melandri prima smentì di aver mai frequentato il villone del re dei cafonal, salvo poi essere sbugiardata dalle foto su Chi e dalle conferme degli altri invitati, ed essere quindi costretta ad una penosa marcia indietro.


[18-11-2008]
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18/11/2008 19:23

LARGO AI GIOVANI (VEGLIARDI):
ZAVOLI AVRA' COME SCRIVANIA UN TAVOLO A 3 GAMBE
- 85 ANNI PER VIGILARE SULLA RAI DEI GIOCHETTI POLITICI E DEGLI SGAMBETTI A VELTRONI
- UN PARTO DELLA PREMIATA DITTA CROSTATA-INCIUCIO DEI PASTICCERI WALTER & LETTA?




Da Corriere.it


In mattinata le dimissioni di Orlando e Pardi. Nel tardo pomeriggio, l'intesa - non ancora ufficiale - di Pd e Pdl sul nome di Sergio Zavoli. La telenovela sull'elezione del presidente della Commissione di Vigilanza Rai sembra essere arrivata a una svolta.

LE DIMISSIONI - La giornata era iniziata con l'incontro al Quirinale tra i vertici del Pd e Napolitano (con Veltroni che aveva descritto con preoccupazione al Capo dello Stato il clima politico che si è creato tra maggioranza e opposizione per «gli attacchi insultanti del governo) e soprattutto con lo strappo dei dipietristi. Leoluca Orlando e Francesco Pardi avevano infatti annunciato le loro dimissioni dalla commissione di Vigilanza in seguito all'elezione di Riccardo Villari (Pd) alla presidenza (elezione avvenuta con i voti della maggioranza e contro il parere dello stesso Partito democratico, che appoggiava invece Orlando). Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, aveva attaccato direttamente Silvio Berlusconi: «È un corruttore politico. Ha cercato di corrompere me offrendomi un posto da ministro, ha tentato di corrompere Orlando, probabilmente è riuscito a corrompere Villari».

BERLUSCONI - Poche ore dopo, da Trieste, era arrivata la replica di Berlusconi. Il premier aveva invitato l'opposizione a «cambiare cavallo», vale a dire a trovare un altro candidato. «Non siamo noi che dobbiamo cambiare cavallo, ma i signori dell'altra parte» aveva risposto ai giornalisti il presidente del Consiglio.

VILLARI - Nel frattempo Villari aveva ribadito la sua intenzione di rimanere in sella: «Farò un passo indietro soltanto se c'è un nome condiviso» aveva detto. «È mia ferma intenzione - aveva spiegato in una nota - porre al primo posto la priorità di ogni parlamentare, che è quella di rispettare e garantire le istituzioni repubblicane». Tanto che Villari aveva già convocato la commissione di Vigilanza per giovedì prossimo.

L'ACCORDO - Nel giro di poche ore, è però arrivata la notizia dell'accordo tra Partito democratico e Popolo della libertà. L'intesa è stata trovata prima con il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, poi ne è stata data comunicazione all'Idv, che con le dimissioni dei suoi membri aveva deciso di delegare la soluzione a Veltroni, e infine è stato chiesto il parere della maggioranza attraverso il sottosegretario Gianni Letta, chiamato dallo stesso Veltroni. A questo punto, si sottolinea al Nazareno, si sono create le condizioni chieste da Villari per dimettersi.

ZAVOLI - Al momento, nessun commento da parte del diretto interessato: «Non ho ancora ricevuto nessuna notizia ufficiale - ha affermato Zavoli - quindi non voglio dire nulla, anche perché a parlare prima si rischia di fare brutte figure».


IL PRE-SCOOP DI DIACOBLOG:" ZAVOLI ALLA COMMISSIONE VIGILANZA RAI"...
Da
www.diacoblog.com (5 Ottobre 2008)

Sarebbe un gesto pieno di significato se la politica rimettesse al lavoro il grande Sergio Zavoli. Magari come Presidente della Commissione Vigilanza Rai.
Il popolare giornalista, ex presidente Rai, oltre che uomo di raro equilibrio che gli deriva anche dall'età, di tivù e dinamiche politiche non deve imparare niente da nessuno.
E darebbe ad entrambi gli schieramenti le dovute garanzie d'imparzialità e gestione super partes.
Sarebbe un atto di grande generosità e intelligenza
se il Pd proponesse Zavoli alla guida della Commissione Vigilanza Rai

P.S. Diacoblog ha letto con attenzione il regolamento della Commissione Vigilanza Rai. Anche se Zavoli non è membro della Commissione, nessun articolo prevede che il Presidente debba essere inevitabilmente membro della stessa

Nei commenti al post aspettiamo adesioni

All'appello di Diacoblog hanno aderito tramite dichiarazioni alle agenzie di stampa:

Fausto Raciti, candidato alle primarie dei giovani del Pd, dichiara a DiacoBlog: "Condivido la proposta di Diaco.Sostengo Zavoli alla Presidenza della Commissione Vigilanza Rai.Ritengo che Zavoli oltre che una grande firma del giornalismo italiano, sia un nome di indubbia autorevolezza.
Conosce la Rai,ha sempre avuto a cuore la libertà d'informazione ed è una persona libera e onesta".

l'on. Daniela Santanchè

l'on. Bobo Craxi

Sen. Rita Levi MOntalcini

Luciano Nobili, del coordinamento nazionale dei Giovani Democratici (PD)


[18-11-2008]
[Modificato da Etrusco 18/11/2008 19:28]
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19/11/2008 00:07

RAI: FINOCCHIARO, VILLARI? NON RIUSCIAMO A CONTATTARLO

"E' vero. Per tutto il giorno abbiamo provato a telefonare a Riccardo Villari senza riuscirci. Non risponde. deve essere confuso e forse sta riflettendo su quel che e' successo". Cosi' Anna Finocchiaro al termine del direttivo che avrebbe dovuto vagliare i provvedimenti nei confronti del senatore neo eletto, con i voti della maggioranza, alla presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai.

(18 November 2008)

Fonte Repubblica.it

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20/11/2008 16:09


Vigilanza, Villari: "Non mi dimetto"
Pd: non partecipiamo più ai lavori


Terminata la riunione a San Macuto, il presidente eletto coi soli voti del Pdl rifiuta di farsi da parte per spianare la strada a Sergio Zavoli: "Contro di me pressioni inaccettabili". Il partito, che si dice pronto a espellerlo, annuncia anche che non andrà più in Commissione. Facendo così saltare la nomina del presidente Rai. L'Idv, che non ha partecipato alla riunione, all'attacco dei democratici: "Una parte di loro lavora per il re di Prussia"

www.repubblica.it


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20/11/2008 16:47

Re:
Nikki72, 20/11/2008 16.09:


Vigilanza, Villari: "Non mi dimetto"
Pd: non partecipiamo più ai lavori


Terminata la riunione a San Macuto, il presidente eletto coi soli voti del Pdl rifiuta di farsi da parte per spianare la strada a Sergio Zavoli: "Contro di me pressioni inaccettabili". Il partito, che si dice pronto a espellerlo, annuncia anche che non andrà più in Commissione. Facendo così saltare la nomina del presidente Rai. L'Idv, che non ha partecipato alla riunione, all'attacco dei democratici: "Una parte di loro lavora per il re di Prussia"

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un unico commento...

neanche il peones più peones dei parlamentari peones sarebbe cosi' viscidamente e vigliaccamente abbarbicato ad una poltrona 'rubata'!

spero in una immediata e forte reazione dei partiti seri.

(ma l'esperienza del ricicaltore di assegni DiGregorio della passata legislatura mi fa temere...)



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Excel 2003-2007 - Win8 e prec
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Un unica certezza: il dubbio!
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Ogni tesi basata su ipotesi false è anch'essa falsa!
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La coerenza è la virtù degli imbecilli!
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La coerenza dell'incoerenza è il motore della saggezza!
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