Inaugura il tagiko, giallo Tarantino il Roma Film Fest secondo Müller
Se il tono di una kermesse cinematografica si giudica dal film d'apertura, allora gli amanti di Hollywood, del glamour e del tappeto rosso hanno poco da stare allegri: la settima edizione del Roma Film Fest, il festival cinematografico della capitale, prima dell'era Marco Müller, si inaugura con una pellicola russa intitolata Aspettando il mare, diretta dal tagiko Bakhtar Khudojnazarov. Rigorosamente in anteprima mondiale, come il nuovo direttore aveva promesso; ma non di quelle capaci di attirare orde di paparazzi o folle in ansiosa attesa di autografi. E forse nemmeno i cinefili che puntano sulla presenza di grandi autori già ampiamente riconosciuti, i maestri più riveriti della settima arte.
Chiarito questo, va detto che il festival romano riveduto e corretto -in programma dal 9 al 17 novembre, in una città sconvolta dagli scandali alla regione Lazio - punta soprattutto sulla presenza di un personaggio che qui, paradossalmente, non porterà film: Quentin Tarantino. Ma lui, assicura Müller, in qualche modo sarà presente; non fornisce però ulteriori dettagli, scatenando una ridda di ipotesi. La più probabile è quella di un arrivo post-festivaliero il prossimo gennaio, per presentare il suo Django Unchained; e c'è chi invece scommette su una sua breve trasferta nei giorni della manifestazione, magari con un'anteprima di qualche minuto.
Il resto, verrebbe da dire, è solo Italia. A cominciare dai tre titoli in concorso, ampiamente annunciati dai rumors della vigilia: Il volto di un'altra di Pappi Corsicato, con Alessandro Preziosi e Laura Chiatti, in cui - almeno a giudicare dal trailer, che il nostro sito vi offre in anteprima esclusiva 2 - il regista napoletano riprende temi e atmosfere che ricordano il primo Almodovar; E la chiamano estate di Paolo Franchi, con una Isabella Ferrari in versione, a quanto si dice, piuttosto hot; e Alì ha gli occhi azzurri, opera seconda di Claudio Giovannesi, che come fa intuire il titolo affronta temi legati alla contemporaneità italiana.
E poi c'è il pienone di opere nostrane nella sezione "Prospettive Italia". Un clone di quel "Controcampo italiano" che Müller aveva reintrodotto nei suoi ultimi anni alla Mostra di Venezia e che il suo successore al Lido, Alberto Barbera, ha subito abolito. A Roma la rassegna ospita una serie di registi debuttanti o alla loro seconda prova in un lungometraggio: fra i tanti titoli, Cosimo e Nicole di Francesco Amato, con Riccardo Scamarcio. Tanti anche i documentari, tra cui spiccano alcuni ritratti di cineasti italiani: da Giuliano Montaldo, Quattro volte vent'anni di Marco Spagnoli, a Carlo! di Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti, dedicato a Verdone.
Ma la sostanza di un festival è nelle pellicole internazionali che propone, tra concorso e fuori concorso. E qui, pur con tutta la simpatia per un direttore che si è potuto insediare solo pochi mesi fa, non è che ci sia molto per cui - almeno sulla carta - ci si possa entusiasmare. A parte qualche film, o qualche autore, capace di incuriosire o attirare l'attenzione. Come Roman Coppola, figlio di Francis Ford e fratello di Sofia, in concorso con A glimpse inside the mind of Charleston Swan III, con Charlie Sheen e Bill Murray; Mafia Girl di Larry Clark, classico autore "scandaloso" festivaliero, sempre in gara. Fuori competizione, invece, Le Guetter del Michele Placido versione francese; il già annunciato Bulllet to the Head di Walter Hill, con Sylvester Stallone (lui qui a Roma sicuramente ci sarà); il cartoon a stelle e strisce Le cinque leggende; Populaire di Regis Roinsard, con Romain Duris e Berenice Bejo; e l'ultimo capitolo della saga Twilight, anche se non verranno le star protagoniste. "Ma per il resto i divi arriveranno- sostiene Müller - accendiamo un cero alla Madonna, perché in poco tempo abbiamo portato a casa un programma forte. Certo, si tratta di un risultato provvisorio, in quattro mesi e mezzo è difficile mettere insieme una selezione ufficiale".
L'impressione, ascoltando queste parole, è che il direttore voglia mettere le mani avanti; anche se è vero che il lunghissimo braccio di ferro attorno alla sua nomina ha sul serio reso i tempi strettissimi. Müller nega però che le major abbiano abbandonato il festival: Bullet to the head è distribuito dalla Warner Bros in America, dalla Buena Vista qui; e il cartoon Le cinque leggende è della Dreamworks". Nessuna risposta degna di questo nome, invece, alla domanda sugli scandali alla regione Lazio, da parte dell'uomo fortemente voluto al timone della manifestazione da Gianni Alemanno (assente alla presentazione di oggi) e da Renata Polverini. Anche se si arrabbia con chi glielo fa notare: "Ma credete davvero che io sia qui per appartenenza politica?".
di CLAUDIA MORGOGLIONE
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